Cambiamento climatico: le due primavere dell’ippocastano

cambiamento climatico e ippocastano

L’ippocastano è una pianta che siamo abituati a vedere anche in città, spesso nei viali alberati, perché regala una buona ombra nei mesi estivi e una magnifica fioritura in primavera. Negli ultimi anni è, tuttavia, sotto gli occhi di tutti il cambiamento climatico in atto. Lo stress idrico a cui sono sottoposte le piante nei mesi estivi particolarmente siccitosi, unito all’attacco del parassita Cameraria, causa nell’ippocastano una perdita delle foglie prima dell’arrivo dell’autunno. L’albero ne mette, poi, di nuove a settembre come se fosse in atto una seconda primavera.

L’ippocastano risponde a fatica alla repentinità del cambiamento climatico

Le foglie appena nate, però, sono destinate a cadere all’arrivo della prima ondata di freddo. Perciò, oltre a uno stress per la pianta, anche l’uomo non riesce a beneficiare del servizio che la pianta dovrebbe rendere: ovvero zone di ombra e di fresco nelle assolate giornate estive e, non ultimo, la fondamentale produzione di ossigeno.

Osserviamo, quindi, un tentativo di adattamento della pianta, che rischia di non riuscire a sostenere la repentinità che caratterizza i cambiamenti climatici odierni. In effetti, le piante hanno sempre trovato un modo per adattarsi agli stravolgimenti di temperature che si sono susseguite nella storia. La differenza che registriamo oggi rispetto al passato è però nella velocità degli stessi.

cameraria ippocastano

Infestazioni di Cameraria dell’ippocastano

Non possiamo illuderci che le conseguenze del cambiamento climatico sull’ippocastano riguardino soltanto il sistema albero, inteso solo come le parti che lo costituiscono. Dobbiamo perciò considerare anche tutti gli agenti esterni che interagiscono con la pianta. Con il clima siccitoso si è dimostrato un aumento delle concentrazioni di carboidrati nel fogliame. Un aspetto che sembra essere direttamente correlato all’aumento dell’alimentazione di certi tipi di insetti. Nel caso dell’ippocastano parliamo della Cameraria ohridella. Si tratta di un lepidottero minatore fogliare che, in seguito ai cambiamenti climatici, si è spostato in un ambiente dove prima non sussistevano le condizioni per la sopravvivenza della sua specie. È arrivato in Italia all’inizio degli anni ’90 ed è attualmente diffuso in tutte le regioni del centro nord.

Le infestazioni del parassita interessano soltanto l’ippocastano e in particolare quello a fiori bianchi. Agisce dapprima alla base della chioma, per poi diffondersi alle foglie più alte con il passare delle generazioni. Ecco che si verifica il fenomeno che abbiamo descritto precedentemente. L’albero perde le foglie in estate, nel momento in cui dovrebbe invece assolvere al compito di ombreggiare e rinfrescare i viali, e va incontro a una seconda fioritura a inizio autunno. Questo insetto non rappresenta un pericolo per l’uomo o per altre specie vegetali ma alla lunga riduce lo sviluppo nell’ippocastano e ne compromette la salute.

In conclusione

Osservare le piante che ci circondano e che rendono più pulite e più belle le nostre città ci permette di avere una fotografia di quelli che sono i cambiamenti in atto oggi a livello climatico. La vista di questi comportamenti “anomali” ci rinnova ogni giorno l’urgenza di muoversi in una direzione più sostenibile per non rischiare di mettere a rischio la preziosa biodiversità che caratterizza il nostro territorio.

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